C'è un punto, sopra i 3000 metri, dove il respiro si fa più corto e le emozioni più dense. Lì, tra i ghiacci eterni del Monte Rosa, vive ancora il sogno di Ottorino Mezzalama, il padre dello sci alpinismo italiano.
Non era solo un alpinista: era un uomo capace di vedere linee dove gli altri vedevano ostacoli. Pioniere dello sci alpinismo italiano, Mezzalama apparteneva a quella rara schiera di spiriti che scelgono la via più difficile non per ambizione, ma per amore.
Nato a Bologna nel 1888, ma profondamente legato a Torino e alle Alpi, trasformò la montagna in un orizzonte di possibilità. Nel 1927, insieme a Ettore Santi, firmò la prima ascensione sciistica italiana al Monte Bianco lungo la via dei Grands Mulets. Un’impresa radicale, compiuta senza pelli di foca, solo con la sciolina e la forza delle gambe. Scelte che raccontano un’etica: quella della fatica sincera, del gesto puro, della montagna vissuta con rispetto assoluto.
Ottorino non cercava scorciatoie. Tracciava sentieri nuovi, fisici e ideali, in un tempo in cui ogni ascesa era anche un atto di immaginazione.
Nel febbraio del 1931, una valanga lo colse mentre scendeva dal rifugio Gino Biasi, nelle Alpi Breonie. Aveva 42 anni. Ma il suo passaggio non si è mai spento: ha lasciato un segno profondo sulle cime, nei cuori e nella memoria collettiva di chi vive la montagna come scelta, passione e stile di vita.
Il Trofeo Mezzalama: la leggenda continua sui ghiacciai
Per rendere omaggio alla sua figura e al suo spirito, nacque un evento che avrebbe portato il suo nome tra i giganti di ghiaccio del Monte Rosa: il Trofeo Mezzalama. La prima edizione si svolse nel 1933, e da allora, a cadenza biennale (condizioni meteo permettendo), questa competizione unica nel suo genere unisce Breuil-Cervinia a Gressoney-la-Trinité, passando sopra i 4000 metri, tra creste affilate e ambienti che tolgono il fiato, anche senza l'altitudine.
Una vera e propria maratona dei ghiacciai, l’unica gara di sci alpinismo al mondo che si disputa a quote così elevate e in un contesto tanto alpinistico da richiedere non solo fiato, ma anche tecnica, coraggio e spirito di squadra.
Non a caso, è la prova finale del circuito La Grande Course e valida come Campionato Mondiale ISMF Long Distance. Roba da campioni veri, da gente che si allena con il vento in faccia e la luna come lampione.
Novità, cambiamento e adattamento
Il Trofeo Mezzalama non è solo una gara estrema: è anche un simbolo di adattamento e consapevolezza. Correre a oltre 4.000 metri di quota richiede attenzione, preparazione e massimo rispetto per l’ambiente. Il percorso, così come il regolamento, si evolve nel tempo per rispondere alle nuove sfide imposte dalla montagna stessa.
Grande novità del 2025: le squadre saranno composte da due atleti, e non più tre come da tradizione. Una scelta non casuale, ma dettata dalla necessità di affrontare pendii più tecnici, ghiacciai in ritirata e presenza maggiore di ghiaccio vivo. Una cordata più snella è oggi più sicura, più agile e più efficiente, sia nelle manovre, sia nelle discese legati.
Il Mezzalama resta così un evento vivo, reattivo, in cui l’alpinismo e lo sci si fondono nel rispetto delle condizioni della natura. Una gara che cambia, ma senza mai perdere la sua anima.
Il Rifugio Mezzalama: un tributo che resiste al tempo
E se vuoi sentire ancora più vicino lo spirito di Ottorino, ti basta salire in alta Val d’Ayas, al Rifugio Mezzalama. A 3.036 metri, questo storico punto d’appoggio offre uno sguardo privilegiato sulle vette che Mezzalama ha amato e attraversato. Più che un rifugio, un luogo simbolico. Un tempio dedicato a chi della montagna ha fatto la propria strada, il proprio silenzio, la propria libertà.
Un’eredità che continua a far battere i cuori
La storia di Ottorino Mezzalama e del Trofeo che ne porta il nome è un concentrato di passione, tecnica, rischio e poesia. È un omaggio eterno a chi ha visto nelle montagne non solo una sfida, ma un orizzonte da vivere.
E se un giorno ti troverai a camminare, sciare o correre sotto il cielo del Monte Rosa, ricordati che sei su un terreno speciale, calpestato da chi ha fatto della montagna la sua vita. E, magari, guarda in su. Lì dove l’aria è più sottile, ma la storia è più densa.
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Buone avventure tra i giganti di ghiaccio del Monte Rosa!