Che emozione indescrivibile tornare a casa con gli occhi ancora pieni della bellezza di Gressoney! Mi chiamo Alessandro, e oggi sono qui per raccontarvi la nostra escursione alla scoperta della cultura Walser: la mia, quella di Emma, mia moglie, e dei nostri due bambini, Christian e Michel, che hanno vissuto la Valle del Lys da una prospettiva tutta nuova, quasi fiabesca. Rappresento, in un certo senso, quella famiglia curiosa e intraprendente che, tra mille attività di montagna, sceglie di esplorare il Monte Rosa in un modo diverso, risalendo la storia dei suoi borghi.
La storia dei Walser: popolazione di origine germanica tra tradizione e emigrazione
Siamo arrivati a Gressoney-La-Trinité in una mattina fresca e tersa, avvolti dal profumo del bosco e dal suono dei nostri passi che affondano nella terra umida. Ad accoglierci c'era Chantal, la nostra guida, una donna del luogo che ha da subito conquistato Christian e Michel raccontando aneddoti che sembravano usciti da un libro di favole. Con il suo sorriso e il suo accento dolce, ci ha invitato a immaginare il passato, quando i Walser vivevano in questi villaggi sospesi nel tempo.
I Walser erano un popolo di origine germanica, proveniente dall'Alto Vallese, che nel XIII secolo iniziò a migrare verso le Alpi italiane e francesi. Attraverso valichi alpini come il colle Teodulo (3317 m) e il Monte Moro (2984 m), superarono le montagne che circondano il massiccio del Monte Rosa, dando vita a piccole isole di insediamento stabile nelle testate delle valli. La Valle del Lys, che oggi visitiamo con tanto entusiasmo, fu una delle prime ad accogliere questa popolazione di montanari. Nel corso dei secoli, i Walser, profondamente legati alla loro lingua - il titsch - e tradizione, si specializzarono nel commercio dei tessuti, ma non smisero mai di tornare nel loro paese natale: Gressoney.
Le famiglie Walser, pur migrando in Europa e spingendosi fino al Breisgau e al nord della Svizzera, hanno sempre mantenuto un forte legame con queste valli. Ogni angolo di Gressoney, ogni casa, ogni sentiero racconta storie di ritorni, di radici che non si sono mai davvero staccate dalla montagna. È proprio in questo scenario che abbiamo avuto la fortuna di immergerci durante la nostra visita.
La costruzione degli Stadel: tecniche e materiali per un'abitazione resistente e funzionale
Abbiamo iniziato il nostro viaggio esplorando gli antichi stadel, le case tipiche Walser che un tempo ospitavano persone, animali e raccolti. Queste strutture sono un vero capolavoro di ingegneria e saggezza architettonica. Gli stadel, fatti di legno e pietra, sono costruiti su colonne in legno che poggiano su “funghi” di pietra, cioè dischi piatti e circolari, situati tra le colonne e il pavimento della casa. Questi elementi hanno una funzione fondamentale: impediscono ai roditori di raggiungere i cereali e al tempo stesso garantiscono che il granaio sia sollevato da terra, proteggendo il raccolto dall’umidità. È come se ogni dettaglio fosse stato pensato per rispondere alle sfide della vita in alta montagna, dove le risorse erano scarse e ogni oggetto doveva avere uno scopo ben preciso.
Gli stadel si trovano sulle sponde del fiume Lys, in un angolo protetto dalle valanghe, e si raggruppano a formare piccoli villaggi di origine familiare, dove le case, strette l'una all'altra, raccontano la forza di una comunità coesa. Ma accanto a questi antichi rifugi dei Walser, sorgono anche le residenze più moderne, i borghi di case e ville costruite dai commercianti che, nel XVIII e XIX secolo, arricchiti dal commercio, hanno deciso di stabilirsi qui. Queste ville, in pietra e legno, si distinguono per la loro eleganza e sono un chiaro segno dell’evoluzione della valle, che da luogo di sopravvivenza è divenuto anche meta di prosperità.
Chantal ci ha portati a visitare il villaggio di Alpenzu, situato in una radura incantevole e immerso in un silenzio quasi surreale. I tetti di lose, realizzati con lastre di pietra locale, scuriti dal tempo, creano un bellissimo contrasto con il legno caldo delle pareti, ricavato da pini e larici della zona. Ogni tronco è stato scelto con cura, squadrato e incastrato con precisione, spesso senza bisogno di chiodi. Gli incastri sono studiati con maestria, e pare che le case abbiano quasi una vita propria, respirando insieme al paesaggio circostante. Christian e Michel seguivano con lo sguardo Chantal che mostrava i dettagli strutturali, come le spesse travi di legno del tetto che proteggono dalle intemperie e gli incastri che rinforzano la struttura, garantendo resistenza anche sotto il peso della neve.
Il fascino senza tempo di Gressoney-Saint-Jean
Nel pomeriggio ci siamo spostati a Gressoney-Saint-Jean, dove abbiamo scoperto altre meraviglie architettoniche. Chantal ci ha portati a Noversch, un angolo suggestivo dove abbiamo incontrato nuovamente i famosi stadel, antiche case Walser risalenti al XVII secolo. Notando la nostra curiosità, Chantal ci ha raccontato come questi stadel fossero molto più di semplici abitazioni: il piano inferiore, costruito in pietra, fungeva da stalla e cantina, mentre il piano superiore, interamente in legno, era riservato alla zona abitativa e di deposito. Questo design, oltre a ottimizzare lo spazio, aveva una funzione pratica: mantenere la famiglia vicina agli animali, che con il loro calore contribuivano a riscaldare l’abitazione, e allo stesso tempo isolare gli alimenti dall’umidità del terreno.
Abbiamo osservato uno dei rascard più antichi, risalente al 1547. I muri in pietra sono massicci, costruiti per proteggere gli abitanti dal freddo pungente, mentre il piano superiore, realizzato in legno, è arricchito da balconi con travi intagliate e decorazioni semplici ma raffinate. Le finestre, piccole e rettangolari, sono studiate per lasciar entrare luce e mantenere il calore all’interno. Chantal ci ha spiegato che ogni finestra è posizionata strategicamente per massimizzare l’ingresso della luce solare durante il giorno e ridurre le dispersioni di calore la notte, quando le temperature scendono drasticamente.
I nostri bambini, incuriositi, cercavano di immaginare la vita dei Walser in queste case: la stalla condivisa con gli animali durante i rigidi inverni, la zona del “gabenet” dove ci si riuniva tutti insieme per combattere il freddo, e il piano superiore riservato alla stagione estiva, dove le finestre venivano aperte per far circolare l’aria e asciugare il fieno.
Perché rifarei questa esperienza
L’escursione ai villaggi Walser non è stata solo un viaggio nella storia, ma un’esperienza che ha toccato profondamente il cuore della nostra famiglia. Camminare per questi borghi, osservare le antiche case, conoscere le vite e le tradizioni dei Walser è stato come trovare un ponte tra il presente e un passato lontano ma ancora vivo. Abbiamo percepito il rispetto che queste popolazioni hanno sempre avuto per la montagna e la loro capacità di vivere in equilibrio con essa.
I nostri bambini, tra una risata e uno sguardo curioso, hanno imparato un po’ di quell’amore per la semplicità e la natura che i Walser ci hanno lasciato in eredità. Non vediamo l'ora di tornare, di camminare di nuovo su quei sentieri e ascoltare la montagna raccontarci altre storie.