La storia dell’Alpenfaunamuseum “Beck-Peccoz” risale al lontano 1882 quando il Barone Luigi Beck-Peccoz (1841-1894), discendente da una nobile famiglia “walser” di Gressoney, scriveva nel suo testamento il desiderio che la collezione di corna e corni di Augusta, ereditata dal padre, fosse esposta in una casa appositamente costruita; per l'esecuzione di questa disposizione destinò un capitale quarantamila marchi tedeschi.
I fratelli Antonio e Carlo, suoi esecutori testamentari, nel 1904 fecero costruire l’attuale palazzina in località Predeloasch di Gressoney-Saint-Jean, a pochi metri dalla loro residenza Villa Margherita ora sede del Municipio. Successivamente, Egon, il figlio di Antonio, riunì, ordinò ed espose una ricca collezione composta oltre che da trofei di caccia, anche da armi antiche e da diversi preziosi cimeli di famiglia: ritratti, quadri, suppellettili in tema, monete antiche, libri e pubblicazioni.
All’epoca, la “Collezione Beck-Peccoz” fu visitata dai primi frequentatori della Valle del Lys e dagli ospiti della nobile famiglia. In particolare la Regina Margherita di Savoia stilò la prima firma sul libro dei visitatori ed in seguito altre illustri personalità apposero la propria firma, tra cui il Presidente della Repubblica Italiana Luigi Einaudi, il 3 settembre 1951.
L’edificio, completo dei trofei e delle armi antiche, fu acquistato nel 1986 dalla Regione Autonoma Valle d’Aosta che ne curò la ristrutturazione, provvedendo alla conservazione e alla salvaguardia delle collezioni storiche. L’Alpenfaunamuseum fu inaugurato il 24 giugno 1999. L’esposizione si sviluppa su due piani: al piano terra si trovano quattro sale, adornate con tappezzerie dell’epoca, soffitti decorati e boiseries. Tre stanze sono dedicate all’anatomia, alla morfologia e alla biologia dei vertebrati di montagna mentre, in una saletta adiacente ad esse sono rappresentati gli ambienti più tipici di montagna, con alcune specie di animali che li caratterizzano: la prateria alpina, il bosco e gli ambienti rurali di bassa quota.
La più piccola delle sale accoglie un’accurata armeria di 90 pezzi tra armi corte e lunghe, sia da caccia che da tiro. Tra quelle più significative, dal punto di vista venatorio, vi sono diversi combinati tedeschi dell’ottocento. Degno di nota un bellissimo fucile trasformato a percussione con canna ottagonale di finissimo damasco nella sua brunitura originale, marcato in oro: Riegen in München. Al centro del salone, sovrastato dall’affresco raffigurante la leggenda di Sant’Uberto, si trova un mobile vetrina dove sono esposte documentazioni e foto dell’epoca che riguardano il museo e la famiglia.
Particolare menzione merita la copia della lettera, indirizzata all’Accademia delle Scienze del 10 marzo 1820, in cui Joseph Zumstein denunciò per primo il pericolo della scomparsa dello stambecco e suggerì misure di protezione da cui le prime Patenti Reali del 1821 e la creazione del Parco del Gran Paradiso nel 1922. A questo proposito, sono da evidenziare le prime immissioni di stambecco nella Valle di Gressoney a fine ‘800 ad opera dei Baroni Beck-Peccoz con animali provenienti dalla loro riserva di Saint-Marcel e di Fenis. Così anche per la conservazione dei camosci, il Barone Luigi Beck-Peccoz, nel 1867 istituì, nella zona di Saint-Marcel, dove all’epoca si contavano 8 esemplari di camoscio, un’area protetta ben gestita fino a raggiungere un importante ripopolamento di oltre mille capi.
L’Alpenfaunamuseum non è solo un luogo della memoria e della conservazione, ma è soprattutto un luogo di comunicazione, grazie all’elevata potenzialità didattica ed al significato storico etnico legato alla realtà territoriale.