Simbolo della fiera millenaria di Sant’Orso, i sabot rappresentano, almeno in Valle d’Aosta, gli antesignani degli scarponi da montagna.
Benché l’origine di queste calzature di legno sia antica e sconosciuta, si può presumere che siano nate, per felice intuizione di qualche artigiano, dalla necessità di disporre di calzature robuste e confortevoli adatte al clima e alla natura del suolo. I sabot, oltre ad essere economici, avevano il vantaggio di essere caldi e asciutti, adatti cioè ai rigori dell’inverno, al fango e alla pioggia.
Ricavata da un unico pezzo di legno, questa calzatura diventa oggetto commerciale in Val d’Ayas già nel XVIII secolo, come testimonia l’intendente del Ducato che, in una sua relazione sullo stato delle foreste e delle industrie metallurgiche della Valle d’Aosta, fornisce i primi dati sulla sua produzione e sulla sua commercializzazione. E per capire la quantità di zoccoli prodotti, basti pensare che i sabotiers erano pagati a giornata, quantificata generalmente nella fabbricazione di dodici paia di sabots.
I Sabot o “Tsoquè” sono l’elemento caratterizzante dell’artigianato tradizionale dell’alta Val d’Ayas. Passeggiando per i villaggi di Ayas se ne incontrano spesso esposti per decorare i meravigliosi rascard. Il mestiere del sabotier viene oggi tramandato e rappresentato durante la Fiera di Sant’Orso dai nostri preziosi artigiani.